Dopo la dichiarazione in diretta tv di Marcella Amadio, il segretario del partito comunista Lenny Bottai ha voluto condividere con noi questa nota
” Mercoledì scorso ero in tv a parlare di sicurezza, ospite insieme a Marcella Amadio, nota rappresentante del partito Fratelli d’Italia. Ossia la forza politica che alle ultime amministrative ha raggiunto il ballottaggio con il suo candidato Romiti, e che, più volte, ha sottolineato quanto sbagliato sia il suo accostamento al fascismo. Proprio quella forza che, a più riprese, ha chiesto di poter avere l’agibilità politica nel territorio e di non essere contestata dagli antifascisti, definiti pretestuosi e fuori tempo massimo.
Preciso subito: io non sono, e mai sarò, uno che utilizza questo termine come spauracchio. Anzitutto perché deleterio se usato in maniera strumentale, in quanto normalizza un qualcosa che deve essere sempre ritenuto grave. Il sacrosanto concetto di conservare l’antifascismo come principio, non solo costituzionale ma di vita, deve essere esercitato solo quando serve veramente. E laddove serve, va utilizzato senza sconti.
Quindi, quando l’ex consigliera comunale e prossima candidata regionale per Fd’I, Marcella Amadio, si è permessa di dire pubblicamente che “le piace tanto il neofascismo, che ha una bella croce celtica, portata con orgoglio, e che se necessario avrebbe fatto anche il saluto romano“, ho ritenuto quel limite di decenza superato. Soprattutto speravo che tutti glielo facessero notare, non solo a sinistra, ma anche i membri del suo stesso partito.
Sia chiaro, per me niente di nuovo. Già in passato fu bersagliata dagli ultras della curva proprio per quelle inclinazioni risapute, mentre buona parte della cd. sinistra di allora si indignava per uno striscione dedicatogli che la raffigurava appesa a testa in giù (non a caso…) e che costò diverse diffide.
In trasmissione l’ho provocata volutamente perché, nell’ultima diretta tv, aveva negato questa sua tendenza ad un ragazzo del Fronte della Gioventù comunista, il quale la incalzava tra le giustificazioni che lei trovava per dribblare le sue contraddizioni.
Ma presa d’orgoglio Marcella, impulsiva e molto limitata, ha vomitato un pensiero (peraltro apologia di fascismo) che non deve ora passare in secondo piano. Sono solo parole, certo, ma non possono passare in sordina. Soprattutto, non si dica più ai ragazzi, rivendicatori della non agibilità di certi partiti in città, che sbagliano.
Perché al fascismo non si concede nessuno spazio e non si combatte cantando “bella ciao” in piazza con le sardine oppure dalla scalinata del comune dopo aver vinto le amministrative. Invece, a quanto pare, oggi si è abbassato tanto la guardia da permettere certi scempi senza nessuno scandalo.
Sia chiaro, questo non è un lamento ma un monito politico, un’intimazione a prendersi tutti le proprie responsabilità; di prendere atto che fino a quando esisteranno personaggi che si definiscono pubblicamente e liberamente neofascisti, ci saranno tanti che avranno pieno diritto di definirsi antifascisti. Inutile scandalizzarsi poi, se quando organizzano comizi vengono assediati da contestazioni e allora fanno le vittime appellandosi alla democrazia.
La destra locale si ricordi, quindi, che dopo non ci sarà tempo per cambiare le carte in tavola, così come la sinistra non si riscopra “partigiana” quando converrà, altrimenti la coppa Barontini diventa davvero solo una gara remiera, e non lo è!
Concludo dicendo e rivendicando che la curva allora, la mia curva sottolineo, come vale per tante altre cose di quel periodo e percorso che è chiuso ma che io porto sulla pelle orgogliosamente, aveva pienamente ragione.
Ho aspettato alcuni giorni per inviare questa nota, forse perché un po’ mi aspettavo (ed avrei desiderato) una reazione del mondo politico, quello cosiddetto democratico. Lo stesso che il 25 aprile, evidentemente solo per prassi consolidata, ci vorrebbe parlare dell’importanza della resistenza da cui nasce la nostra Repubblica. “
Lenny Bottai – segretario provinciale del partito comunista di Livorno